Quante di voi conoscono la storia di Proust e della madeleine?

Era una sera d’inverno quando la madre di Marcel Proust, notando che il figlio appena rincasato era parecchio infreddolito, gli propose un the caldo. Ella mandò a prendere quei dolci corti e paffuti chiamati madeleine e poco dopo Proust portava alle labbra un cucchiaio del the nel quale aveva lasciato inzuppare un pezzetto di dolce. Non appena la bevanda calda mischiata alle briciole della madeleine toccarono il suo palato, egli trasalì, invaso dal fenomeno straordinario che si stava svolgendo dentro di sé. Quel fenomeno, chiamato poi “reminiscenza”, era dato da un turbine di sensazioni: una gioia violenta, che sembrava inizialmente nascere dal piacere del the e del dolce, ma che in verità superava largamente il lato fisico, andava molto oltre, richiamando corpo e mente a uno stato emozionale.

Ma un secondo o terzo sorso di quella stessa bevanda non dona più uguale risultato, perché una volta innescata la reminiscenza sta alla mente impadronirsene e gestirla per farci condurre nei luoghi remoti del passato. Annaspando fra le tante emozioni, Proust finalmente collega il gusto della madeleine al ricordo della zia, che era solita offrirgli proprio quel dolce, inzuppato nel suo infuso mattutino.

Questo sforzo insomma, aiuta le sensazioni a restituirci ricordi perduti.

Quando ho osservato per la prima volta la maglia firmata Nara, con il suo colore tenue, il suo collo arricciato ed il suo stile bon ton, è stato come per Proust assaggiare la madeleine, ha innescato in me qualcosa, un processo emozionale: quante volte gli abiti ci trasmettono sensazioni e quante volte queste ci portano a ricordi? Quanto spesso, sistemando l’armadio, ripercorriamo attraverso ciò che abbiamo indossato momenti indimenticabili della nostra vita? A me capita di fermarmi a pensare, osservandoli, e sorridere di un ricordo.

Così, condotta dalla sensazione di familiarità di questo capo, ho cercato di far tornare a galla quel ricordo, quel “qualcosa” che la maglia, con le sue caratteristiche, mi aveva inconsciamente ricordato. E poi ci sono arrivata. Sono approdata in quell’isola felice chiamata infanzia, dove tanti anni fa, i miei nonni mi vestivano a festa, con pizzi e merletti, “come una signorina”, per uscire con loro. Mi è tornato alla memoria un maglioncino a collo alto, che detestavo, tutto arricciato sui bordi. E ho ripensato così alle tante passeggiate fatte con loro, per le strade poco battute, a portare il vecchio cagnolone a fare due passi nel pomeriggio.

Ho cercato quindi di riunirmi a questi ricordi e di fargli onore con dei vestiti che anche il nonno penserebbe adatti a una “signorina”, ma rivisitati in chiave un po’ più moderna, perchè sono passati anni da quando mi facevo vestire come una bambola.

Nara mi ha stupito con questo capo. Insomma non solo camicie, ma anche maglie. Lo sapevate?

Una linea senza tempo, resa unica e particolare dall’apertura incrociata sul davanti e dalle lunghezze asimmetriche. Ho scelto di abbinarla, restando su toni neutri, con un pantalone grigio oliva e aggiungendo il nero, scelto per scarpe e borsa. La collana, un gioiello handmade creato su misura per me da Celeste Handmade, richiama quindi i due toni focali di accessori e scarpe da un lato e della maglia protagonista, dall’altro.

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Una passeggiata mattutina, con il sole che cresce nonostante l’inverno, per riportare al cuore i ricordi più belli, nonostante il tempo.

Non dimenticate mai le persone che per voi sono state importanti: anche quando non ci sono più, esse continuano a vivere nei vostri piccoli gesti quotidiani ed in ogni vostro modo di essere, nelle reminiscenze che vi conducono a loro in un filo unico e che rendono le memorie eterne.

In memory of A. e G.

Special thanks to Nara Camicie, Celeste Handmade & Fabio Salmoirago Ph.

Maglia: www.naracamicie.it

Collana: Celeste Handmade

Pants: Bershka

Bag: Dolce&Gabbana

 

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