Lui mi ha lasciata.
Poco più di un anno fa, in un settembre che desideravo fosse un mese di ripartenza per la mia relazione di allora, dipanati in completa autonomia i dubbi che ero stata la prima ad avere avuto, io e tutti i miei buoni propositi siamo stati scaricati dall’unico uomo che avessi veramente mai amato fino ad allora, senza troppi complimenti. Nell’arco di una decina di giorni siamo passati da “Dobbiamo essere forti” a “Non ho più energie per una relazione”.
E così siamo rimasti, dicevo, io, i miei buoni propositi, i miei sempreverdi entusiasmi del cazzo, un buono per una passeggiata a cavallo per due, un ristorante romantico da provare e un week end al mare per prenderci del tempo per noi. – Ecco, Erica, ora tu impacchetti tutte queste cazzate di cui all’improvviso non me ne frega nulla e sparisci in modo rapido, indolore, incolore e insapore dalla mia vita -.
E l’ho accontentato. Ah, se l’ho accontentato. Tutto aveva perso colore e sostanza, tutto sembrava scivolare lungo un chilometrico binario di indifferenza, o così almeno lo percepivo io. Mi ero immaginata un finale tormentato, trascinato e difficile per questa storia: e invece è semplicemente svanita nel nulla, puff. A un certo punto, semplicemente, ho mollato il colpo. Anzi, prima l’ho incassato e poi ho mollato. Senza una lacrima in più, senza una preghiera, senza un cedimento, sono scesa dalla “nostra” macchina ed ho chiuso la portiera in faccia ad un “noi” che non sarebbe mai più esistito. Quello che è successo dopo, non l’ha mai saputo, perché non si è più interessato all’unica persona di cui si era mai innamorato veramente (diceva lui…) e senza alcun dubbio l’unica che l’abbia mai amato per com’era veramente (si, mi concedo un momento di arroganza su questo punto).
La semplicità e la noncuranza con cui lui mi ha lasciata, con cui tutto era stato buttato nel cesso, alla stessa velocità che ci impiegano gli gnocchi a cuocere (3 minuti), mi lasciava sbigottita e incredula. Ero un nulla con due gambe, niente più. Il dolore, come un fitta costante a stomaco, cervello e cuore, non mi lasciava dormire la notte e i rari casi in cui dormivo più di 4 ore filate, il risveglio significava un rapido e doloroso riassunto per rendersi conto di cos’era successo.
Ogni notte che dormivo, quasi dimenticavo,
Ogni mattina, tutto mi ripiombava addosso.
Le immagini, le frasi, le sensazioni e, naturalmente, i grandi perché. Essere travolta dalla sensazione di nullità ogni volta, sbam.
E’ stato difficile anche per le mie amiche comprendere se, e in quali termini, stessi male; all’inizio, credevano fosse solo una finta. Perché non sono una che si fa vedere debole, mai. Quello che è successo dopo in effetti lo sanno pochissime persone, perché io quel pomeriggio, fingendo che tutto andasse a meraviglia, sono andata al parco di Salice Terme a fotografare le stringhe colorate che mi aveva mandato un’azienda, perché quello andava fatto. Quando riguardo il boomerang pubblicato su Instagram quel giorno, lo stesso giorno in cui lui mi ha lasciata, delle mie Adidas colorate che si muovono, mi viene ancora la nausea.