“Je me suis revéilleé comme ça”, mi sono svegliata così.

Mi sono svegliata tardi, ma chissenefrega, è sabato mattina.

Ieri la serata era troppo divertente per rincasare presto. Quando sono con le ragazze anche il solito locale di sempre si anima, ogni scusa è buona per ridere insieme e la musica che di solito definirei assordante sa di felicità. Abbiamo cantato a squarciagola Levante perché un “Che vita di meeeeerdaaa” è sempre liberatorio. I problemi comuni, l’incertezza per il nostro futuro, le delusioni e il non sentirsi poi così soddisfatte: tutto passa in secondo piano di fronte a un bicchiere di Traminer, a una story su Instagram che viene sempre da cani, a un ballo in discoteca che ci appiccica i capelli in fronte, alla voglia di sentirsi libere e leggere, dimenticandoci del resto.

Mi sono svegliata presto e con tanta voglia di fare.

Oggi ho una presentazione importante e voglio essere carica, dimostrare al mio capo che di me può fidarsi davvero. Ingoio la tensione con il primo caffè del mattino e mi ripeto come un mantra che è solo una presentazione e che gli altri sono solo persone. E mentre lo dico so che è una bugia, non è una semplice presentazione, ma è un prova; non sono solo persone, non sono persone qualsiasi e lo so bene. Ma meglio evitare di fargli annusare la paura. Mi viene in mente la parola atarassia: lo stato di serenità di chi è libero dalle proprie passioni. E’ praticamente impossibile in queste situazioni. Ma posso tenermi la carica positiva ed allontanare le inutili ansie. Mi sono svegliata presto e anche preparata ad affrontare ogni cosa: non c’è motivo di avere paura.

Mi sono svegliata con la voglia di starmene a letto.

Mi sono avvolta ancora di più nel piumone, fino a coprirmi anche la testa e ho portato con me un libro. Mi lascio distrarre 5 minuti da Instagram e guardo senza riuscire a fermarmi quelle foto che non dovrei guardare. Mi arrabbio, oppure provo delusione, a volte provo invidia, a volte mi chiedo perché. Mi chiedo come fa certa gente a fregarsene, come fa a non vedere il male, come mai su Instagram sembra sempre tutto magnifico. Quando sei a letto sola è facile finire a fare pensieri assurdi, vero? Poi riprendo il mio libro e decido che però il letto è il mio porto sicuro. Basta volerlo e i pensieri restano fuori dalle coperte, io nascosta sotto. Vorrei solo un giorno poterlo  condividere con qualcuno che abbia la stessa voglia di rannicchiarsi qui sotto, oziando, parlando, facendo l’amore e resistendo anche all’istinto di fare pipì, pur di non risvegliare un sogno.

Mi sono svegliata tardi, non ho sentito la sveglia.

Ieri sera sono tornata a casa ad un orario veramente folle, perché sono stata con lui. Lo conosco da poco, ma sono tra quelli che credono che ognuno capita nelle nostre vite per una ragione specifica, mai a caso. E a me sembra che lui sia qui per farmi ridere, tanto, e sognare ancora. Il colore dei suoi occhi è il colore della speranza per me. La speranza di meritarmi ancora di stare bene, o quantomeno la speranza di poterlo credere ancora. Non lo so, in certi casi è un gran lusso anche solo sperare. C’è una fase nella vita in cui speri che qualcuno ti voglia; poi ce n’è un’altra, dove speri che qualcuno ti tenga. Avete mai pensato alla grandissima differenza tra voler avere e voler poi anche tenere? Ho conosciuto, direttamente o nei racconti di altre donne, tanti uomini che fanno di tutto per averti, ma davvero nulla per tenerti. Cosa vorrà lui da me?

Mi sono svegliata e i miei risvegli sapevano tutti di cose belle da scoprire.

Mi sono svegliata felice, entusiasta, commossa per un messaggio, nostalgica, romantica, sognante. Mi sono svegliata presto per partire per un week end, presto per un pranzo con i suoi, tardi perché abbiamo fatto l’alba, tardi perché dormivo con lui. Mi sono svegliata così, ed era davvero da un pezzo che non succedeva.

Mi sono svegliata nel bel mezzo della notte, non riuscivo a dormire.

I pensieri che iniziano ad affollare la mia testa mentre resto sotto le coperte sono troppi e non era questo il genere di compagnia che volevo qui. E’ passato un po’ di tempo e ora penso a ciò che desidero davvero, a ciò che speravo pochi risvegli fa. Penso al concetto di incompatibilità. Questa parola mi rimbalza nella testa già da un po’…Cerco di essere razionale e mi rendo conto che troppo spesso sono le emozioni che proviamo a farci sentire armonioso il suono di una chitarra scordata. Non vogliamo le stesse cose, eppure non riusciamo a non tenerci per mano, mentre ognuno guarda nella sua direzione. Non abbiamo gli stessi bisogni e quindi lui non capisce perché ora piango, scrivendogli solo messaggi confusi.

Mi sono svegliata senza la voglia di fare nulla.

Le discussioni continue mi stanno togliendo l’energia e la voglia di fare. Non riesco a farmi capire, forse perché realmente parliamo due lingue diverse e mi sembra che l’amore che ci metto non sappia bastare. Lui dice che questa storia è una stronzata, ma lo dice con la stessa bocca con la quale ha detto che non poteva vivere senza di me. Resto sempre stupita di come le persone possano contraddirsi e relazionarsi in modo così altalenante con le persone. Io sono una di quelle che sta sulla barca finché affonda… ma sott’acqua stavolta gradirei non finirci più.

Mi sono svegliata triste. Malinconica.

Mi sono svegliata così, ripensando a com’era bello quando ci eravamo appena conosciuto, quando era la mia fonte di energia e sapeva farmi sentire un metro da terra solo con un sorriso, al centro del suo universo solo con uno sguardo. Quando mi dedicava canzoni, quando ancora non ci facevamo la guerra. Bruciavamo, ma non pensavo fino a scottarci. Ora sembriamo destinati a lasciare solo cenere. Mi sento indebolita: debole è la parola più giusta. Pensavo di aver fatto passi avanti e invece con questa storia mi sembra di averne fatti indietro, di aver ingannato me e deluso lui. Mi sento debole e so perché: non sono fatta per litigare. Sono fatta per sentirmi al sicuro, come sotto queste coperte, per sentirmi compresa, anche nelle mie sciocche paure, nelle mie contraddizioni. Non voglio essere addomesticata, solo capita e accettata per quella che sono, così come mi sveglio.

Mi sono svegliata, ma più che altro sono risorta. Je me suis reveilleé comme ça, oui.

Mi sono risvegliata così, consapevole. E’ stata la consapevolezza a farmi aprire gli occhi stavolta. La consapevolezza di non poter accettare di sentirmi ancora da poco, sminuita o svalutata. Di non volermi più svegliare pensando che siamo in due, sentendomi sola. Di voler rendere più semplice lo stare con una come me, che ti metto alla prova prima di subito nel vedere se scrivi correttamente il mio nome. Più semplice, ma non più facile. Più semplice, dimostrando di meritarlo. Di meritare gli sforzi che faccio nel parlare nuovamente al plurale. Consapevole, dicevo, di volermi svegliare sentendomi in coppia, anche quando sarò sola nel letto: perché stare insieme è qualcosa di mentale, è riuscire a far stare due cervelli in una testa e due cuori in una cassa toracica, anche quando ragionano e battono in modo distinto, ma sanno andare a tempo. Mi voglio svegliare essendo quella che sono, comme ça, incasinata, a volte poco ragionevole, a volte troppo razionale, forse difficile da interpretare, ma semplice se conosci l’alfabeto di emozioni con cui ti racconto di come sto; comme ça, arrabbiata per un brutto sogno, beata perché è sabato, affamata con te che mi porti della cioccolata anche se mi fa male, euforica per un nuovo viaggio. Ho un biglietto aereo per un nuovo sogno, in tasca; se vorrà venire con me, ora deve essere chiaro, mi voglio svegliare così: me stessa, senza eccezioni.

Si ringrazia 25Tshirt per aver ispirato questo post con la sua splendida maglietta: un capo in cotone organico, rispettosissimo dell’ambiente e della pelle, un prodotto realmente di valore che è stato un onore inserire nei miei racconti e che sono felice e fiera di mostrare qui sul blog.

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