
Oggi è un anno che sono in agenzia, un anno in Young&Rubicam.
Un anno esatto che ho realizzato la mia (fino ad ora quantomeno!) più grande ambizione lavorativa: lavorare come strategist in agenzia creativa. Era il lavoro che sognavo di fare e a volte ancora non sembra vero esserci riuscita dopo così poco tempo dal mio ingresso nel mondo del lavoro.
Un anno fa entravo qui dentro in punta di piedi, senza sapere quanto realmente avrei potuto fare di buono. Mi sentivo imbranata, davvero poco sicura. Con me c’è stato subito Andrea, con cui forse ormai si e instaurato un rapporto che va fin troppo oltre quello professionale, ma so che per quanto mi prende in giro è stato il primo a volermi bene e ad esserci sempre per me. Il primo giorno siamo andati a pranzo insieme e mi sono macchiata di sugo la camicia: penso che sia tra le cose che ha permesso l’instaurarsi da subito di un rapporto molto amichevole e informale. Senza dimenticarci la mia bravura a smacchiare al volo gli abiti!
Nel corso di un anno ho imparato tantissime cose su questo ruolo, non tutte teoriche, anzi.
Ho imparato quanto in agenzia la strategia serva a dipanare dubbi, a mostrare una strada chiara quando ci si sente un po’ persi. Quanto è importante prendere in mano la situazione e mettere ordine alle cose, se necessario. Ho imparato che a volte bisogna alzare un po’ la voce, farsi sentire, non accettare passivamente che le proprie idee vengano piegate e ripiegate fino a farne rimanere solo un paio di righe riscritte.
Il primo giorno in cui davvero ho fatto sentire la mia voce me lo ricordo bene. Il mio capo mi aveva detto che dovevo farmi valere e avere il coraggio di sostenere le mie idee, se ci credevo fino in fondo. E così ho fatto, così cerco sempre di fare. Ho imparato e sto ancora imparando l’assertività, la capacità di dire la mia né imponendomi né sottomettendomi: semplicemente, quel che è giusto, quel che sento e quel che penso lo trasmetto.
Ho capito quanto la gente abbia bisogno di essere ascoltata e capita;
quanto i ragazzi che lavorano in agenzia creativa abbiano bisogno di un valido sostegno, di stimoli solidi e di sentirsi apprezzati. Con loro, ho imparato soprattutto che le figate vengono quando lavoriamo insieme, a stretto contatto, mettendo sul tavolo le idee e confrontandoci fino alla fine. Sì, tra le cose che più amo del lavoro in agenzia è il rapporto speciale che si crea quando si lavora gomito a gomito, si lasciano fluire i pensieri e poi si trova un ordine nel caos, una logica, quella lampadina che si accende: è a quel punto che nascono le grandi idee e talvolta, se tutto va come deve andare, le grandi campagne pubblicitarie.
Sto ancora capendo come si gestiscono le emozioni.
Troppe volte ancora mi capita di sfogare il nervosismo o la rabbia con le lacrime: succede quando superi una certa soglia, quando ti sovraccarichi troppo di elementi che portano con sé una forte componente emotiva.
Sto pian piano imparando come gestire la tensione che va in salendo prima di una presentazione e in quest’ottica ho ormai capito cosa è davvero importante e cosa invece va lasciato andare: alleggerirsi dalle cose superflue e focalizzarci sulla sostanza. Se il tuo ragionamento vale, non devi avere paura di niente. Ecco perché quando devo modellare il mio lavoro sul volere di altri, fare in modo che fitti, che abbia coerenza con altri elementi esterni, fino a quel punto, al mio ragionamento, vado nel pallone, Non mi ci ritrovo più, non lo sento più mio e mi sento persa. BISOGNA CREDERCI DAVVERO.
Sul desktop del pc ho un’immagine con una frase che dice “It always seems impossible until is done”: ho capito che ogni volta davanti a un progetto nuovo sembra impossibile arrivarne alla fine e invece poi, passo dopo passo, con l’aiuto del team se necessario, si riesce sempre; per questo motivo so che anche davanti a lavori enormi non bisogna scoraggiarsi, ma semplicemente, INIZIARE.
Un’altra skill fondamentale? La velocità. In agenzia così come nella vita, ho imparato che ci sono cose che meritano tempo, lentezza e il nostro soffermarci. Altre per le quali bisogna agire in modo focalizzato e rapido, perché è un mondo che ha spesso bisogno di risposte veloci e concise. DRITTI ALLA META.
Infine l’importanza di vivere la quotidianità dell’ufficio in un’atmosfera serena: un team in sintonia, che comunica i propri disagi se ci sono e si fa forza, persone che creano un gruppo unito in grado di scherzare e stemperare la tensione, ma anche di esserci per l’altro laddove ci sia bisogno. BETTER TOGETHER
E un buon capo. Uno di quelli in grado di farti sentire a tuo agio, di farti sentire capita. Uno di quelli che forse a volte ti può dedicare solo poco tempo, ma poi recupera. Di quelli che stai ascoltare non perché devi, ma perché hanno carisma. E certamente, uno di quelli che quando c’è bisogno, si siedono e ti ascoltano, ti dedicano tempo se ti vedono in difficoltà. Di quelli che senti che sono al tuo fianco anche quando non ci sono. UN BUON LEADER FA LA DIFFERENZA.
Beh oggi il mio capo ha detto “There is always a better job“. E in effetti è vero. Ci sarà sempre un lavoro che ci sembrerà più figo, meglio pagato, più rilassante, senza i mille difetti che troviamo nel nostro. Ma ho capito che non c’è niente di meglio di fare ciò che ami, tanto per cominciare. Con qualcuno che, nel mio caso, un anno fa ha creduto in me e mi ha permesso di iniziare a farlo. E’ per questo che ho voluto festeggiare: perché sono grata di essere dove sono, con tutti i pregi e i difetti e sono grata a chi mi ha detto “si, scelgo TE”. GRATITUDINE IS KEY.
There is always a better job. But not always a better boss.
Grazie per questo primo anno Y&R.
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